Lo sapevate che.... 2001: Odissea nello spazio è solo l'ultimo dei titoli che erano stati considerati da Stanley Kubrick ed Arthur C.Clarke per il loro "proverbiale buon film di fantascienza", come lo definivano i due?
i primi tentativi
Il primissimo, provvisorio titolo che Kubrick and Clarke usarono, per lo più privatamente, per riferirsi al loro progetto fu How the Solar System Was Won : un omaggio scherzoso al kolossal della MGM La conquista del West (1962). In italiano questo titolo suonerebbe quindi come La conquista del sistema solare.
I quarantenni si ricorderanno la serie televisiva "Alla conquista del West" trasmessa in Italia a inizio anni '80: ecco, era proprio basata sul film. L'omaggio di Kubrick e Clarke intendeva evidentemente evocare il senso di conquista e di sfida che il mito della "frontiera", il West appunto, poteva comunicare se traslato nell'era spaziale: una nuova frontiera, così come intesa dal Presidente Kennedy nel famoso discorso alla Rice University proprio del 1962.
"What was once the furthest outpost on the old frontier of the West will be the furthest outpost on the new frontier of science and space" disse Kennedy in quel discorso; "quello che una volta era l'avamposto più lontano nella vecchia frontiera del West sarà il più lontanto avamposto della nuova frontiera della scienza e dello spazio". Gli echi di quel discorso e della decisione di andare sulla Luna entro la fine del decennio erano ancora molto forti un paio d'anni dopo, quando Kubrick e Clarke stavano scrivendo un film che avrebbe dovuto rappresentare questo senso di avventura e meraviglia nel modo scientificamente più accurato.
Come si vede dalla curiosa curvatura ai lati dell'immagine poco sopra, il kolossal western della MGM era stato girato con il sistema Cinerama, un sistema di proiezione che utilizzava tre proiettori ed un enorme schermo curvo, pensato per un effetto avvolgente e spettacolare in un'epoca in cui la concorrenza della televisione stava facendo calare drasticamente le vendite dei biglietti al botteghino. Il piano originale di distribuzione di 2001 previsto dalla MGM prevedeva di utilizzare questo spettacolare formato, ma l'idea venne poi abbandonata sia per considerazioni economiche che tecniche.
Così come il sistema Cinerama, Kubrick e Clarke abbandonarono presto anche La conquista del sistema solare: "Non fu mai un titolo considerato seriamente", ricorda Kubrick in The Making of Kubrick's 2001; "Era il nostro titolo privato. Rendeva esattamente ciò che volevamo mostrare", aggiunge Clarke.
In realtà il primissimo titolo di lavorazione del film, datato Luglio 1964, fu il provvisorissimo Project: Space. Lo scopriamo dal nome di un riassunto della storia che i due stavano cominciando a scrivere e conservato nei Kubrick Archives a Londra; si tratta del cosiddetto "movie outline", ovvero un "trattamento", un documento non lungo a sufficienza da poter essere chiamato soggetto, figuriamoci sceneggiatura, ma definito da Arthur Clarke in un'intervista del 1986 "un modo di infilare un intero romanzo in circa sei pagine, conservando tutto del divertimento di scriverlo ma niente della fatica di farlo".
Da trattamento il lavoro si sviluppa in un breve racconto che adesso viene titolato "Across the sea of stars" (Attraverso il mare di stelle): siamo ancora nell'estate 1964. Viene usata ora la metafora del mare: anche qui è d'uopo ricordare come Kennedy nel discorso di cui sopra avesse chiamato lo Spazio, con le sfide che lì aspettavano l'uomo, "This new ocean", un'oceano moderno.
Essendo evidentemente insoddisfatti all'idea di dover presentare alla MGM questo titolo, si passa ad altre ipotesi: in The Lost Worlds of 2001, Clarke ricorda che altri titoli presi in considerazione furono Universe, Tunnel to the Stars e Planetfall.
Alcuni di questi hanno, a vederli bene, un perchè ben preciso: Universe è il titolo del documentario del 1960 dell'istituto cinematografico canadese che ispirò Kubrick e che portò all'arruolamento di alcuni dei suoi realizzatori nel team degli effetti speciali di 2001. Già questo lo rende significativo all'interno del mondo kubrick-clarkiano: come se non bastasse, la Parker Brothers usò lo stesso nome per lanciare in commercio un gioco di pentamini (Pentominoes, in inglese) basato su una scena tagliata da 2001 in cui Dave Bowman gioca con Hal ad un videogioco simile (in modo analogo, Poole sfida l'elaboratore nella famosa partita a scacchi). Dopo che la scena venne tagliata il gioco è diventato un oggetto di culto per i collezionisti.
Planetfall, che vent'anni dopo diventò il nome di un videogioco a tema spaziale e nel 2005 è stato un brutto film di fantascienza di serie C, è un gioco di parole spesso usato in fantascienza tra le parole planet (pianeta) e landfall (termine meteorologico che in italiano è tradotto come 'approdo', ovvero il momento in cui un ciclone tropicale arriva a contatto con il suolo dopo essere stato sull'acqua).
il primo titolo ufficiale: Viaggio oltre le stelle
Abbandonate anche queste ipotesi, quando si trattò di presentare il progetto alla MGM per il finanziamento Kubrick e Clarke optarono alla fine per un bel titolo classico, che manteneva un retrogusto avventuroso e conteneva un riferimento esplicito allo spazio. Ecco quindi che nel comunicato ufficiale del 23 febbraio 1965, la casa di produzione annuncia il nuovo progetto del regista di "Il dottor Stranamore" con il titolo di Journey Beyond The Stars, che in italiano suona come Viaggio oltre le stelle (o attraverso, al di là):
Ancora nell'Aprile 1965, in un'intervista per un pezzo apparso sul settimanale americano New Yorker il 24, Kubrick e Clarke si riferiscono al film come a "Journey".
per una mitologia dello spazio
Ma è proprio attorno alla primavera del 1965 che Kubrick comincia a spostare la la sua attenzione su altri concetti. La tematica "mitologica" che i due autori stavano già esplorando mentre scrivevano la sceneggiatura comincia ad emergere pian piano in modo esplicito, e ci si allontana dall'idea della 'nuova frontiera' come spazio da conquistare in modo analogo al West americano. Nella copertina di una sceneggiatura ancora chiamata "Journey" e non datata, apparsa nel volume The Stanley Kubrick Archives, appaiono vergati con la calligrafia di Kubrick alcuni altri titoli:
I titoli che troviamo nel foglio sono Earth Escape (Fuga dalla terra), Jupiter Window (La finestra di Giove), e il poetico ed evocativo Farewell to Earth (Addio alla Terra, ovviamente reminiscente di Addio alle Armi, Farewell to Arms). Farewell to Earth è anche il titolo di uno dei capitoli delle tante sceneggiature provvisiorie che troviamo nel volume The lost worlds of 2001.
Insieme a questi, al centro della pagina si trovano vicini due titoli che potrebbero essere anche interpretati come uno solo: The Star Gate / A Space Odessy (La porta delle stelle - Un'odissea spaziale. Nella lingua inglese, Odessy è il classico modo sbagliato di scrivere Odyssey, ovvero Odissea.)
E' evidente come Kubrick stesse cercando, provando e riprovando, un modo di rendere in una frase l'avventura epica dell'umanità attraverso il suo rappresentante, novello Ulisse, Dave Bowman. Come ricorda Arthur Clarke, "per quanto ricordo, il titolo finale fu totalmente un'idea sua, anche se ci era già parso che per i Greci le vaste distese del mare dovevano ingenerare lo stesso senso di mistero e lontananza che lo spazio suggerisce alle generazioni contemporanee." Ci sembra significativo questo commento di Clarke in cui si congiunge idealmente, anche senza citarlo, la tematica kennediana del nuovo oceano e il riferimento omerico che poi diventerà preponderante.
Nei titoli scritti a mano da Kubrick emerge quindi il tentativo di evocare in una frase l'allontanamento dalla Terra come culla dell'umanità e l'inoltrarsi nello spazio visto non come nuova frontiera da conquistare, ma come luogo in cui trovare il senso di un'esistenza, sia personale sia come specie. Il riferimento allo Star Gate è già anticipatore delle scene finali del film, una 'porta' interdimensionale che l'eroe deve attraversare per compiere il suo viaggio, e anche riferimento simbolico al percorso che l'Eroe di tutte le storie mitologiche dell'umanità deve necessariamente compiere per realizzarsi e trovare il suo scopo, il suo senso nella vita.
Si tratta di un concetto splendidamente analizzato da Joseph Campbell nella sua opera fondamentale del 1949 L'eroe dai mille volti, (una delle fonti di ispirazione dichiarate di Arthur Clarke per la stesura della sceneggiatura). In questo senso la porta è il monolito, già 'archetipo junghiano' come lo definisce proprio Kubrick in un'intevista - Campbell si era ispirato proprio a Jung e alla sua teoria dell'inconscio collettivo - necessario a schiudere a Bowman e all'umanità le porte dell'infinito.
Il regista conclude quindi la sua odissea personale nell'onomastica, intesa come arte di dare nomi alle cose, suggellando la sceneggiatura (in altro a sinistra) con la cifra fortemente simbolica del primo anno del nuovo secolo, seguita dalla grafia corretta del titolo che aveva già accennato in precedenza: 2001 a space odyssey. Il titolo finale vede, in modo del tutto originale, due punti tra la cifra e il titolo, oltre che l'articolo "a", "una"; come per voler suggerire che questa è una odissea, quella 'nello spazio' appunto, come quella di Omero era stata, invece, quella dei mari.
(Nota ironica finale: almeno per quanto mi riguarda, non credo che la scritta a destra in basso Apartment 4C sia un'idea per un titolo, a meno che Kubrick non volesse scherzare sulla scena finale del film in cui l'astronauta Dave Bowman si ritrova nella stanza d'albergo aliena....
... mi sembra più probabile che si tratti di un commento legato all'indirizzo newyorkese della casa di produzione del film, la Polaris, che si trova poco sotto.)
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fonti:
- Arthur C.Clarke, The Lost Worlds of 2001, The New American Library, 1972
- (cur.) Alison Castle, The Stanley Kubrick Archives, Taschen, 2006
- J.Chapman e N.Cull (cur.), Projecting tomorrow: Science Fiction and Popular Cinema, Tauris, 2013
- J.Agel (cur.), The Making of Kubrick's 2001, The New American Library, 1970
- P.Kramer, 2001: A space Odyssey, BFI Film classics, 2010;
- A.Castle (cur.), The Stanley Kubrick Archives, Taschen, 2005;
Bellino bellino. Di nuovo, ottima ricerca e ottima stesura.
RispondiEliminaE' sin troppo facile mettere in relazione la conquista del West con la conquista dello spazio, indubbiamente per gli americani - e non solo - le due cose hanno una relazione a livello mitico.
RispondiEliminaE anche la connessione tra il viaggio per mare ed il viaggio spaziale è un topos abbastanza noto. Dietro c'è senz'altro l'idea dell'avventura verso l'ignoto, della scoperta, ancora prima che della conquista. C'è l'idea dell'amore che l'uomo di mare (e per estensione l'uomo dello spazio) finisce per nutrire nei confronti dei propri luoghi e dei propri strumenti.
Proprio alla fine degli anni Sessanta il capitano Kirk - pensando alla sua adorata Enterprise - declamava: "Desidero solo una grande nave, e una stella per guidarla". Cito a memoria, e credo siano più o meno versi del poeta John Masefield, ma il punto è che il capitano, al pari di tanti altri come lui, in quel momento esprimeva esattamente il fascino stesso del viaggio e il legame profondo con ciò che gli permetteva di sperimentarlo giorno dopo giorno.
Non parliamo poi dell'odissea, un altro classico: partenza, avventure, ritorno e di nuovo ripartenza verso altre avventure.
Che Kubrik abbia saputo utilizzare tutto questo, torna infinitamente a suo merito.
Adesso che siamo così abituati al titolo definitivo diventa difficile accettare qualunque altra ipotesi; devo dire però che personalmente "Farewell to Earth" non mi sarebbe dispiaciuto.
Sono d'accordo con te, ovviamente lo spazio come mare o come nuova frontiera non è niente di nuovo: e la letteratura in proposito è cospicua. Però lo era forse quando K. e Clarke hanno cominciato a pensare al film, diciamo che erano pienamente nello "zeitgeist" dell'epoca (anche qui niente di nuovo).
RispondiEliminaFarewell to earth è bello ma allo stesso tempo troppo evocativo di Hemingway per passare alla MGM! :-)
bellissima la citazione di Kirk. Del resto gli sceneggiatori di ST erano fior di scrittori.
Se proprio avessi dovuto dare un altro titolo al film,il mio personale contributo sarebbe stata una cosa del genere "Come fu che entrammo in una navicella spaziale e mi trovai dall'altra parte dell'universo a dare testate a un muro nero". Lina Wertmuller ringrazia ;))
RispondiEliminaMolto carina! :-)
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